“Vi racconto tutte le volte che ho cambiato pelle”.

Ghemon, rapper GHEMON

Intervista a Ghemon, il rapper che racconta il suo anticonformismo con la musica e la scrittura.

Ghemon è tante realtà concentrate in una sola persona: rapper, cantautore, writer ma anche scrittore. Nel 2007 ha vinto il premio alla decima edizione del Meeting delle etichette indipendenti come Hip Hop Brand New Artist miglior esordiente. Adesso è in tour con il nuovo album “Mezzanotte”, dove mescola temi forti, linguaggio ricercato e melodie che spaziano in tutti i generi a 360 gradi. Lo abbiamo visto e sentito esibirsi con Diodato e Roy Paci all’ultimo Festival di Sanremo. Da poche settimane ha pubblicato il suo primo romanzo, “Io sono – Diario anticonformista di tutte le volte che ho cambiato pelle” (Harper Collins), dove racconta molto di sé e di un periodo buio che ha vissuto, ma dal quale ne è uscito più forte e consapevole.

Io sono Ghemon

Nella vita di un cantante che scrive anche i testi, come nel tuo caso, è stato un percorso naturale quello di arrivare a pubblicare un libro?
All’inizio della mia carriera scrivevo come se stessi stendendo pagine di narrativa! La mia iniziale passione, prima di diventare cantante, è stata la scrittura e il rap mi ha aiutato perché in questo genere, rispetto al pop, per emozionare si usano molte parole. E’ un modo di cantare discorsivo rispetto ad altri generi musicali.

Dato che ti definisci “non un cantante ma un cantiere”, ti senti completamente a tuo agio nella definizione di scrittore?
Nel mio umorismo un pò noir (che non sempre viene capito!) ho sempre detto che Ghemon è un personaggio dell’autore e come tale posso anche decidere a un certo punto di farlo scomparire per farne nascere altri. Credo di sentirmi più in generale un autore. Questa è la definizione più giusta. Mi descrive nel modo migliore.

Sei nato e vissuto fino a qualche anno fa in una città di provincia, Avellino. Pensi che sarebbe stato più facile per il tuo “essere autore” aver vissuto in una metropoli?
In una grande città si accede a tutto più facilmente, ma proprio per le imitazioni che Avellino mi ha dato, sono diventato più creativo. Avendo poco mi sono dovuto inventare un mondo che mi consentisse di distinguermi, non
rischiando di perdermi in mezzo a mille voci.

Chi sta su un palco dà un’immagine di invincibilità. Nonostante ciò hai deciso di condividere con il pubblico un momento difficile della tua vita, la depressione, dalla quale stai uscendo. È stato pesante fare il primo passo?
No, è stato più difficile affrontare la depressione! E’ come quando mi
hanno chiesto “E’ stato emozionante cantare sul palco di Sanremo?” Ho risposto che sono abituato al Natale con i parenti. Cosa sarà mai quel palco! A parte le battute, mi sono sentito coraggioso nel condividere la mia depressione perché ​è un argomento stigmatizzato. Mi sono interrogato sul perché ne sia stato colpito: debolezza o instabilità? Ho attraversato brutti momenti, anche perché pensavo a due miei fan che hanno vissuto un’esperienza dura come la mia spingendosi però verso decisioni estreme. Grazie al dolore per una persona che non conoscevo, ma che conosceva me attraverso le mie canzoni, ho capito che col megafono della mia musica dovevo prendermi la responsabilità di parlarne. Ho solo voluto evitare la compassione e l’essere melenso e patetico, cercando di affrontare il problema in maniera concreta e senza inutili abbellimenti.

GHEMON

Hai pensato che forse il tuo lavoro, scrivere e porsi molte domande, abbia influito nel nascere e nello svilupparsi della depressione?

In realtà molte domande me le sarei poste nonostante il lavoro che faccio. Forse ha inciso il mondo nel quale vivo, il mio frequente chiedermi “perché?” Credo che prima o poi sarebbe comunque successo. Ho letto libri sull’analisi della depressione. Ho scoperto che in realtà non esiste un target definito di persone colpite da questo problema. Può capitare a tutti. Scriverne aiuta a definirlo.

Hai una collezione di 500 sneakers. Secondo gli psicologi avere una collezione di scarpe significa voler costruire un mondo dove esercitare il controllo. Ti rivedi in questa descrizione?

Ah, non lo sapevo. Magari poter controllare tutto!

Se senti odore di caffè a cosa pensi?

All’immagine di mio nonno che ad Avellino, finito di pranzare accende subito non una, ma ben due macchinette di caffè. Secondo lui non bisogna sprecare un secondo dopo la fine del pasto!

Per conoscere le date del tour:
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