Nina Zilli: addio al principe azzurro. I sogni sono altri.

Intervista alla cantautrice Nina Zilli. Dopo il suo primo libro arriva il nuovo album “Modern Art”.

Nina Zilli è veejay, conduttrice alla radio e giudice in tv, cantautrice e, da ultimo, anche autrice di un libro illustrato. Ha vinto diversi premi, fra cui quello della critica “Mia Martini” al festival di Sanremo del 2010 con “L’uomo che amava le donne”. Prossimamente tornerà con un nuovo disco (diciamo: era ora!) e con un documentario sui bambini rifugiati, realizzato grazie a “Terres des hommes”. Da poco l’abbiamo incontrata in occasione di Taobuk. E a proposito di libri abbiamo parlato prima di tutto del suo: “Dream city, guida per amazzoni metropolitane”, pubblicato da Rizzoli.

Nina Zilli a Taobuk

Il tuo libro è in realtà la guida turistica di una città di fantasia dove i sogni diventano realtà e dove nulla è in vendita, proprio perché i sogni non si comprano. In quali momenti senti le città in cui sei stata più simili alla Dream city?
Ogni luogo in cui ho vissuto o anche solo assaporato durante uno dei miei viaggi, ha lasciato un segno, così come certe canzoni che ho ascoltato, ancora prima di avere una vera coscienza musicale. Dream City è piena zeppa di questi “segni”. Troverete l’empatia e la solidarietà dei libanesi a New Babel, il quartiere multietnico in cui si parla tutti la stessa lingua, il blues e il soul di Chicago, con Etta James, Otis Redding e John Belushi, l’Irlanda di “the committements” , il “si puó fare” di Frankenstein Jr, ma anche di Nina Simone, CEO della Dream Tv, la tv che non crede nelle favole ma che ti permette di costruirti la tua su misura. La musica che accompagna ogni tavola, spesso denota anche il “luogo” (mentale o reale che sia)  che mi ricorda o che mi ha ispirato un particolare sogno da realizzare.

Chi sono le Amazzoni metropolitane a cui dedichi il tuo libro?
L’amazzone metropolitana per me è “Essere donna oggi” (citando Elio e le Storie Tese! Perché sdrammatizzare è la quinta essenza dell’essere). Mi metto in prima linea, mi sento una guerriera romantica, nell’era del wifi. Viviamo la vita correndo velocissime, non aspettiamo nessun principe azzurro che ci salvi (tanto meno con un orrenda calzamaglia azzurra) ma tentiamo di fare tanti piccoli passi avanti, nella direzione che ci indica il cuore, perché l’amore e i sogni sono il motore di tutto.

 

Sei molto brava a disegnare. Cosa ti ha fatto decidere di realizzare questo libro?
Da piccola amavo la musica, la pittura, il disegno e il basket. Col tempo il rock’n’roll si è impossessato di me e la musica ha preso il sopravvento, ma ho continuato a disegnare nei tempi morti, soprattutto durante le registrazioni dei dischi. Così i miei disegni sono finiti prima nei miei album, poi nei video dei miei concerti e infine in un libro. Alla presentazione del mio ultimo disco, “Modern Art”, dopo aver mostrato alla stampa alcuni dei miei disegni, un’amazzone metropolitana in sala mi ha chiesto se mi andasse di metterli in un libro. Non potevo rifiutare!

C’è un personaggio femminile dei fumetti che è stato il tuo punto di riferimento?
Tripletta al fulmicotone: Cat Woman, Eva kant e Wonder Woman. Devo, però, ammettere che il mio super eroe preferito era un maschio da tv, non da fumetto, ma era sicuramente il più nerd di tutti: Ralph Super Maxi eroe. Mi piaceva tantissimo perché era un eroe imperfetto, uno che prima di risolvere la situazione, combinava casini. E non sapeva neanche atterrare bene, un pò come tutti noi.

Disegnare, scrivere, cantare: tutti aspetti dell’essere artista e del saper cogliere emozioni. Ognuno di questi tre aspetti è arrivato naturalmente o l’hai dovuto cercare, capire?
La musica e il disegno sono entrati nella mia vita senza neanche che me ne accorgessi. Essendo figlia unica ho avuto parecchio tempo per me in casa. Disegnare e suonare il pianoforte erano attività che mi riempivano i pomeriggi. A otto anni mia madre è stata costretta ad iscrivermi al conservatorio. A undici, scrissi la mia prima canzone.

Nina Zilli con i bambini siriani

Che esperienza è stata visitare, grazie a Terre des Holmes, i bambini siriani rifugiati in Libano? Uscirà presto un documentario.
Ho inaspettatamente visto la Gioia (con la G maiuscola) della vita in luoghi di terrore e di morte, in occhi che hanno ancora il riflesso delle guerra nelle pupille, ma che brillano come una supernova. Senza casa, senza tetto, senza scuole e senza lavoro, milioni di persone e bambini senza un futuro, ma felici, con il cuore che ancora batte nel petto. Noi diamo per scontato questa Gioia, ci diciamo sempre che l’importante è stare bene, ma quando l’ho letta sui volti di queste persone, mi è sembrata di capirla per la prima volta. Avevano grandi sogni, ma che prospettiva hanno quando anche il diritto alla vita vacilla? Non possiamo strappare ai piccoli i loro sogni ed è dovere di tutti garantire loro un futuro.

Cosa pensi delle polemiche sulla scarsità di donne al concerto del 1 maggio a Roma oppure al Jova beach party dell’estate?
Penso che siano polemiche sterili perché il problema sta ancora alla base della nostra società. Certi ambienti sono ancora dominati dai maschi, non solo quello della musica. Saranno le nuove generazioni a cambiare la percentuale delle statistiche, che sia sui palchi del primo maggio o in un reparto di cardiochirurgia.

Tu componi musica in base a ciò che stai ascoltando in un determinato periodo. Cosa sentiremo nel prossimo disco, quali “suoni” si sono impossessati di te?
Il processo di scrittura alla fase embrionale è spesso inconscio. Butto le mani sul pianoforte e spesso quel che esce mi chiarifica le idee; un pò come fosse una sessione dallo strizza cervelli. Una volta centrata la canzone, allora si che mi diverto a vestirla. Il suono del disco arriva alla fine in modo naturale. Tento di ricreare un mondo a se stante, in modo da proporre sonorità con sfumature sempre diverse, mantenendo la mia scrittura e il mio stile come punto fermo. Al momento continua l’amore per le sonorità urban tropical d’oltreoceano che stanno dominando anche in Europa. Sono contenta che anche l’Italia si sia accorta di questa nuova ondata musicale, il melting pot di generi è il sound del futuro.

A chi vorresti offrire un caffè?
A tutte le amazzoni metropolitane, ovvio!