Nel 2013 Moak diventa partner di ADI (Associazione Disegno Industriale) per “l’attenzione al design e alla progettazione culturalmente consapevole”. Ed è proprio per il legame, inscindibile, tra disegno industriale ed impresa, tra funzionalità ed estetica del prodotto, che abbiamo creato un contenitore in “the sign moak” rubrica sul disegno industriale e su come possa incidere sul successo o meno di un’azienda nel mercato. Il Design del quale scegliamo di circondarci è l’espressione di noi stessi, è punto d’incontro tra visione, tecnologia e creatività. Crea prodotti capaci di parlare di se stessi, informare sulle proprie funzioni e ispirarne di nuove. Abadir è un’Accademia privata che nel 2010 ha inaugurato un nuovo Dipartimento di Design con l’obiettivo di generare nuove professionalità, mettere in relazione la cultura del nostro territorio con quella internazionale e creare un laboratorio dinamico in grado di confrontarsi con un mondo in continua evoluzione. L’idea promossa dalla direttrice, l’Architetto Lucia Giuliano, è quella di creare un’istituzione culturale globale dedicata alla formazione, alla ricerca e alla sperimentazione. Laureatasi a Palermo, decide di proseguire gli studi in Spagna per poi tornare offrendo alla terra natia il suo straordinario bagaglio d’esperienza e cultura.
Dopo aver conseguito la laurea in Architettura a Palermo, quali motivazioni l’hanno spinta a proseguire i suoi studi in Spagna e successivamente, dopo dieci anni, a tornare in Sicilia?
Arrivata alla laurea avevo bisogno di esplorare il mondo. Perché l’università ci dà tante cose ma non ci insegna tutto. Dovevo capire come funzionava la vita altrove, dovevo imparare nuovi modi di vedere, osservare altre abitudini, altre lingue, altre città, altri costumi e scoprire altri modi per fare progetto. Così mi sono impegnata per accedere alla borsa di studio Leonardo ed ho iniziato il mio tirocinio a Barcellona presso lo studio di Arata Isozaki y Asociados Espana – la base spagnola dello studio principale di Tokyo. Lì ho iniziato ad alternare il lavoro con lo studio alla ETSAB (Escuela Politecnica de Arquitectura de Barcelona). Dieci anni intensi, fondamentali per poter fare tutto quello che sto facendo oggi in Sicilia. Grazie a questi dieci anni ho potuto fare la mia scelta di oggi: smettere, almeno per adesso, di fare l’architetto e lavorare a un altro progetto, quello di una scuola di design in Sicilia.
Dal 2010 ha assunto la carica di Direttore dell’Accademia Abadir. Quali i principali cambiamenti che ha promosso?
Prima di iniziare questo progetto, la prima domanda che ci siamo posti è stata: a cosa deve essere utile una scuola? Che cosa manca in Sicilia? La formazione nel design è uno dei punti deboli più importanti, se osserviamo il panorama formativo del nostro territorio; molti dei nostri studenti sono costretti a spostarsi verso il nord per potersi formare come designers. Con questo obiettivo abbiamo fondato un nuovo dipartimento di design diretto da Vanni Pasca (presidente della Associazione Italiana Storici del Design), che ha deciso sin dall’inizio di supportare il nostro progetto diventando un importante sostegno delle nostre attività (sia da un punto di vista didattico scientifico oltre che di contatto diretto con il mondo del design e dell’impresa)
Come si rapportano tali cambiamenti al territorio siciliano?
Il design è una disciplina chiave per trasformare il mondo intorno a noi. Penso sia necessario, se non fondamentale, avere progettisti formati in Sicilia, capaci di poter immaginare cambiamenti, piccoli e grandi, ma significativi. I progettisti sono gli interlocutori giusti per le aziende che vogliono crescere, migliorare i prodotti o la maniera di comunicare, per i privati, per il pubblico, per i musei, per i ristoranti.
Diverse iniziative e master sono stati patrocinati da ADI Sicilia. Che valore ha questa collaborazione?
L’ADI è un importante avamposto del design a scala nazionale; è l’associazione che dagli anni cinquanta promuove la cultura del design e le sinergie tra progettisti e imprese in Italia, quindi per Abadir è un importante privilegio avere condiviso con la delegazione Sicilia molte delle sue attività. È un sostegno istituzionale di grande rilievo perché dà forza alla scuola.
Come il lavoro di un designer può contribuire alla crescita di un’impresa?
Il design è una disciplina che trasforma. Le imprese devono adattarsi a un mondo che cambia di continuo. Hanno bisogno di nuove visioni, nuovi modi di comunicare, nuovi prodotti e nuovi processi. Per far questo sono necessarie due cose: imprenditori visionari e progettisti che li aiutino a trasformare la loro visione in realtà.
In che modo è possibile creare e consolidare il legame tra cultura ed impresa?
Il punto fondamentale su cui noi puntiamo è la formazione. La missione che ci siamo dati è formare giovani progettisti e diffondere la cultura del progetto in Sicilia. La partnership tra scuola e impresa è uno degli elementi più importanti del nostro progetto perché consente di fare incontrare due universi, quello degli studenti – che così imparano a conoscere da vicino il mondo del lavoro- e quello dell’imprenditoria – che così percepisce in modo diretto la possibilità di avvicinare giovani designers e capisce che sono assolutamente necessari per potersi rigenerare e stare al passo con i tempi.
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