Le opere di Angelo Ruta, l’illustratore de La Lettura del Corriere della Sera, in mostra a Ragusa fino al 7 luglio.
Una raccolta dei lavori realizzati negli ultimi quattro anni – dalle illustrazioni realizzate per “La Lettura”, l’inserto culturale del Corriere della Sera, a quelle applicate alla pubblicità per Moak, alle opere che diventano oggetti d’arredo. E’ la mostra “Chiavi di lettura” dell’artista Angelo Ruta, pensata dalla galleria Soquadro di Ragusa in occasione del festival letterario “A tutto Volume” e curata dalla gallerista Susanna Occhipinti. In questa intervista, Angelo Ruta ci racconta il suo lavoro, dove – ci dice – ciò che conta è l’idea.
Partiamo dal titolo della mostra, “Chiavi di lettura”. Nell’illustrazione conta più l’immediatezza del messaggio o la capacità di lasciare spazio all’immaginazione e quindi a più interpretazioni?
Secondo me conta l’idea. Dietro ad ogni immagine deve esserci qualcosa che possa essere colto dal maggior numero possibile di osservatori; ma nello stesso tempo qualcosa che sia difficile da dire a parole e ha bisogno di un disegno per arrivare in profondità.
Disegnare è una forma di espressione, come scrivere o parlare. Che legame c’è tra chi illustra e chi scrive?
Di solito nessuno. Nel caso dei libri per ragazzi, le due fasi del lavoro sono ben separate: è l’editore a scegliere l’illustratore di un testo e non è tenuto a condividere questa scelta con l’autore. Per un illustratore, però, un testo può funzionare da detonatore, nel senso che può aprire lo sguardo ben oltre la didascalica rappresentazione di ciò che è scritto . L’illustrazione deve aprire una nuova finestra, attirando lo sguardo e sintetizzando il senso di un testo senza tradirlo.
Qual’è invece il legame tra un illustratore e un grafico?
Grafico e illustratore lavorano insieme, direi quasi in simbiosi. Il grafico progetta gli spazi, l’illustratore li riempie. Quanta più affinità c’è, tanto più si riesce a intrecciare i due lavori fino a farli diventare tutt’uno.
Il mondo della comunicazione si sta sempre più digitalizzando e molti artisti hanno messo matite e temperino nel cassetto. Quanto c’è di “disegnato a mano”? E soprattutto in che modo un illustratore deve “sfruttare” il web?
La tecnica digitale si è aggiunta alle altre tecniche e indubbiamente ha portato uno sguardo nuovo nel mondo del l’illustrazione. Ma questo lavoro è fatto anche di idee e per esprimerle qualunque tecnica va bene. Certo, qualcosa è cambiato: nel supporto, nella possibilità di elaborazione dell’immagine, nella stampa… oggi è impensabile, anche per chi usa tecniche tradizionali come me, non avere un computer.
Modica-Milano. Dalla mansarda con vista sulla Torre Velasca e sui tramonti milanesi, alla casa di campagna con vista sui soleggiati muri a secco e sui tramonti siciliani. Quali dei due ti ha ispirato di più e cosa ti manca di entrambi i luoghi quando ne sei lontano?
La Sicilia è più che altro un luogo della memoria mentre Milano è il luogo del presente; ma direi che col tempo la distanza si è accorciata e oggi mi sembrano molto più vicine di trent’anni fa. Sono molto fortunato per godere dei tramonti da una parte e dall’altra, ma se dovessi scegliere un luogo ideale, non lo sceglierei per questo: a me basta avere una scrivania, dei colori e la radio accesa.
L’illustrazione quindi può avere molteplici applicazioni e funzioni. Anche quella di arredare, come la scultura che avete realizzato “per caso” all’interno dello spazio espositivo.
Lo spazio che ospita la mostra è decisamente bello anche se abbandonato da tempo. Un’infiltrazione d’acqua ne ha danneggiato il soffitto, facendone crollare una parte e lasciando a vista un grande buco. Non sapevamo se chiudere al pubblico la parte col buco o trovare un altro spazio espositivo.
Poi ci siamo detti “Mettiamoci un’opera dentro a quel buco”. La prima cosa che ho pensato è stata che qualcuno si affacciasse, sforzandosi di allargarlo per guardare con occhi pieni di meraviglia. Per una volta, invece che essere noi a guardare qualcosa, qualcun altro guarda noi. Tornando indietro con la memoria a quest’idea di meraviglia, di teatro e di gioco, mi sono venuti in mente gli stucchi di Giacomo Serpotta. E forse questi occhi sgranati sono i miei da ragazzo, quando per la prima volta l’ho scoperto a Palermo.
“Chiavi di lettura” sarà esposta fino al 17 giugno nei locali di via Sant’Anna 105. Poi si potrà visitare presso la galleria Soquadro di via Napoleone Colajanni 9/11, fino a 7 luglio.