Sarà perché è nata il 14 luglio – giorno della presa della Bastiglia – o perché il suo esordio sul set la “Donna Lupo” l’ha resa ancora più passionale e padrona di se stessa. Fatto è che la bella Loredana Cannata, attrice siciliana (di Giarratana) è una vera rivoluzionaria. Vegana convinta, alterna al ruolo di attivista in prima linea nelle cause a difesa degli animali, quello di “sciamana”, in cui ama vivere in solitudine e dove non è contemplato il ruolo di moglie e di madre. Reduce dal red carpet di Cannes, come unica stella italiana nel cast di “Youth, la giovinezza”, l’ultimo film di Paolo Sorrentino, Loredana è anche attrice di teatro e fiction televisive e di sè dice “ uso il mio lavoro per parlare di cose importanti per me e per gli altri”.
Sei stata definita “l’antidiva”, per il tuo modo di fare denuncia, utilizzando anche il tuo corpo per parlare di libertà sessuale e in difesa degli animali. Ti riconosci in questo ruolo?
Il nudo oggi è ancora considerato scandaloso, ma è anche simbolo di libertà. Nell’arte rappresenta la bellezza. Nell’attivismo a tutela degli animali il nudo è stato da sempre utilizzato, perché ci avvicina a loro; bisogna stare attenti, però, a non scadere nel moralismo. È vero che il corpo non va mercificato, ma neppure ingabbiato. Ben venga, quindi, se serve ad attirare l’attenzione su temi importanti. Ogni cosa, a secondo di come la si utilizza, può rappresentare il bene o il male, dare un messaggio negativo o positivo.
Parliamo della tua carriera. Hai lavorato con registi come Tinto Brass a Ferzan Ozpetek, interpretando ruoli di donne assai diverse. Qual’è quello che più ti ha affascinata e il personaggio che invece vorresti interpretare?
L’esperienza più bella è stata sicuramente nel film di Sorrentino, dove interpretavo la moglie di Maradona, un personaggio che mi ha divertita molto. Grazie alle lunghe lettere agli indigeni zapatisti, con cui ho vissuto, ho imparato lo spagnolo ed è il motivo per cui Sorrentino mi ha scelta. Il ruolo che però mi piacerebbe interpretare è quello comico, di protagonista in una commedia.
Il teatro è l’altra tua grande passione. Perché un monologo su Marylin Monroe?
Decisi di fare l’attrice quando da piccola – avevo sette anni – trovai una foto di Marylin Monroe. Ebbi quasi una folgorazione per quel personaggio, che poi mi ha accompagnata per tutta la vita, è stata una grandissima ispirazione e consolazione. Volevo darle voce, renderle omaggio, così ho scritto questo testo utilizzando ciò che lei stessa scrisse e disse di sé. Volevo far vedere un suo lato meno conosciuto, quello di Norma Jeane, a me, invece, molto familiare. Ma forse volevo anche realizzare quel sogno da bambina: essere Marylin.
Quali sono i tuoi progetti futuri di attrice e di donna impegnata nel sociale?
Sto iniziando a lavorare come regista. Sto scrivendo una commedia cinematografica ambientata nel Sud, dove mi sono ritagliata un ruolo comico. Avendo io un animo un pò ribelle e rivoluzionario, ho sentito la necessità di dire delle cose. L’unico modo era scrivere e dirigere.
Loredana è il caffè?
Assolutamente moka.