Di origine palermitana Simona Malato riesce a valicare i confini della trinacria per affermarsi nel panorama nazionale come attrice. Vanta collaborazioni con grandi firme del mondo cinematografico come Giuseppe Tornatore e Raùl Ruiz, oltre che una formazione di respiro internazionale. Ha diretto ed interpretato lo spettacolo “Insomnia 6 a.m. Girl”, vincitore del premio miglior spettacolo (e lei come migliore attrice) al TXT Blog Theater Festival di Graz (Austria). Dal 2007 è impegnata con la sua Compagnia Bogotà in giro per l’Italia con lo scopo di diffondere l’arte teatrale. Abbiamo chiacchierato con lei ripercorrendo le tappe più significative della sua esperienza artistica.
Quale è stato il tuo primo approccio con il mondo del teatro?
Non finisco mai di approcciarmi al teatro, di intricarmi nelle sue trame, di perdermi e ritrovarmi grazie al teatro. A diciotto anni sognavo di diventare una psicoterapeuta, studiavo per diventarlo. Poi d’un tratto la teoria non mi bastò più. Mi sono ritrovata su un palcoscenico, dentro un teatro, con le luci, le quinte, un testo. Un mondo, che non mi lasciava spazio per altro.
Chi è stato il tuo mentore?
Così d’istinto mi verrebbe da dire Palermo. Si, una città, la città della mia nascita artistica. Spesso mi sono trovata ad attraversarla, di notte, quando era semi sveglia, nel suo traffico di vite e auto, piena, quando era infuocata dall’estate e vuota. Questa città mi ha adottata e accudita, ed è lì che ho avuto i miei incontri. La poesia crudele e dolce di un grande Maestro come Franco Scaldati mi ha abbagliata dandomi una “visione”, un punto di vista sull’arte, sulla realtà e sul loro appassionato legame. Sempre il teatro mi scuote quando mi racconta storie che si fanno largo dentro. Come se il mio corpo fosse pieno di sabbia e loro tracciando strade solcano, aprono. Mentore è chiunque mi abbia fatto questo.
Quanto c’è della tua terra d’origine negli spettacoli che porti in scena?
Sono siciliana e guardo il mondo con questo punto di vista, quello di una donna che ha scelto di vivere nella sua terra e che la lascia ogni volta che può, andando il più lontano possibile, ma non può fare a meno di tornare. Spesso ho affrontato dei lavori recitando nella mia lingua d’origine, il siciliano. Una lingua dolcissima ed elegante quanto diretta e cruda. Adesso la insegno alle mie figlie.
Cosa ha significato lavorare con un regista del calibro di Giuseppe Tornatore?
Bàaria è stata davvero un’esperienza bellissima. Lui, Tornatore, che insegna tanto del suo mestiere semplicemente con uno sguardo, con una parola detta a te, alla costumista, al direttore della fotografia, alle maestranze ed io come una spugna con occhi e orecchi e sensi aperti, dentro questa macchina dei sogni che è il cinema.
Da dove nasce l’idea di dar vita alla compagnia teatrale “Bogotà”?
La Bogotà nasce da un desiderio di autonomia, di portare avanti dei progetti che fossero trasversali: teatro, formazione, scrittura. È una casa a cui tornare dopo viaggi con altri compagni. È un percorso parallelo ad altri mille.
Carmen Consoli, Emma Dante e Simona Malato, tre donne siciliane, in tre diverse vesti artistiche: cantante, regista e attrice.
In quell’occasione ho conosciuto una bellissima artista come Carmen, donna divertentissima e piena, portando nel suo concerto dei testi di un’altra grande artista colorata e cruda come Emma Dante. I loro linguaggi così diversi eppure complementari si sono incrociati nel mio corpo. Molto fisico ed estroverso il lavoro che Emma mi ha chiesto di fare: un concerto di Carmen Consoli nei Teatri d’Opera di tutta Italia per un pubblico diverso da quello che sceglie il teatro. Tre piccole deflagrazioni le tre donne che interpretavo, come dei pezzetti di Sicilia.
I tuoi progetti futuri?
Uno in particolare a cui tengo molto è un progetto dedicato alle nuove generazioni, un’Antigone raccontata ai bambini. “Parole e Sassi” è un progetto curato nella direzione artistica da Letizia Quintavalla (Teatro delle Briciole di Parma) che ha desiderato costruire tre anni fa un Collettivo di diciannove attrici che raccontano la Tragedia ai bambini ognuna nella propria regione.
Simona Malato e il suo rapporto con il caffè?
Notturno! Ma solo in compagnia di mia madre. C’è un’usanza famigliare che ha stupito tutti i miei amici, anche grandi bevitori di caffè. A casa di mia madre si beve il caffè prima di andare a letto; dopo una cena si sta a parlare e trascorrere insieme il tempo fino a tardi, anche molto tardi e poi ad un certo punto arriva il momento di fare di nuovo un caffè, come ultima cosa prima di andare a letto.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Pink-O-Boogie – Ry Cooder