Camparino in Galleria. Simbolo di Milano e dell’aperitivo nel mondo

Campari è Milano, è la sua storia ed i suoi luoghi più rappresentativi come la Galleria. Campari riflette l’anima e le abitudini della città, continuando anche adesso a mostrare al mondo il significato del vero aperitivo italiano. La sua storia inizia quando Gaspare Campari si trasferì a Milano in cerca di un lavoro come cameriere. Grazie ad un sostegno economico aprì un negozio prima in via Rastrelli e successivamente in Piazza Duomo sotto il coperto dei Figini, successivamente demolito per dar vita all’attuale Galleria Vittorio Emanuele II. Scelse il negozio d’angolo, sulla destra entrando in Galleria, segnando l’inizio della storia del Campari. Il 14 Novembre del 1867, nei quattro locali sopra il Caffè Campari nasce il quarto erede, Davide. Gli affari prosperano e dal negozio ad una “luce” si passa al negozio a sei “luci” e ad un ristorante nei piani superiori. Diventano abituali clienti Verdi, Giacosa, Ferravilla, Attilio Manzoni, Giovan Battista Pirelli, Giuseppe Bagatti Valsecchi, lo “scapigliato” Emilio Praga, lo scultore Trubetsov, i pittori Puccini, Toscanini e tanti altri; perfino Re Umberto I quando passava da Milano per recarsi alla Villa Reale di Monza vi sostava per bere “il miglior caffè di Milano”.

 

All’inizio del 1915 Davide Campari decide di creare un “fratello minore” e nasce così il Camparino, un bar di passo, un bar in piedi che ben presto si trova a ripercorrere quanto tramandatogli. Il bancone intarsiato di Eugenio Quarti, famoso ebanista del primo ‘900, i lampadari di Mazzucotelli, i mosaici liberty di Angelo D’Andrea fanno ritrovare in quelle cascate di fiori e di uccelli variopinti tutto il sapore di un’epoca che sopravvive, piena di fascino, nell’angolo più milanese della città. Ancora oggi entrando al Camparino si respira un’atmosfera di cultura e storia, un luogo autentico nei suoi decori liberty che ornano le due prestigiose sale al primo piano, che già nei primi del ‘900 erano adibite a ristorante. Ambiente accogliente e raffinato anche grazie alla sapiente ristrutturazione dell’Architetto Filippo Perego, nello straordinario rispetto degli arredi “art deco”, il Camparino è l’ideale per un thè o un piatto veloce, ma anche per un meeting o conferenze di lavoro. Nel 2002 riceve il Diploma con Medaglia d’Oro dalla Camera di Commercio di Milano per aver saputo innovarsi nel corso del tempo pur mantenendo inalterata l’impronta ambrosiana. Nel 2006 riceve ancora due importanti riconoscimenti come la Targa di Bottega Storia del Comune di Milano e quello di Esercizio Storico di Rilievo Regionale della Regione Lombardia. Il 3 gennaio 2012 rappresenta una data importante: la storica insegna del 1915 del Bar Camparino torna in Galleria Vittorio Emanuele II. La reinterpretazione in chiave moderna delle celebre insegna è firmata dal maestro Ugo Nespolo. Insieme alla moda e al design, il Camparino è uno dei simboli della città di Milano e ha segnato l’inizio della tradizione dell’aperitivo, che Campari ha saputo valorizzare e diffondere a livello nazionale ed internazionale.

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