Anche per Fuori Fuoco, il contest internazionale di fotografia promosso da Caffè Moak, i vincitori della 3° edizione hanno voluto raccontare in un minireportage di tre immagini, temi molto attuali: il valore degli affetti e dei ricordi tramandati dalle diverse generazioni o il desiderio di riscoprire l’ironia e la leggerezza della gioventù.
Primo classificato Salvo Alibrio, che nel trittico “Il caffè del carbonaio” ha saputo raccogliere le atmosfere di una memoria perduta, con una capacità di sintesi narrativa nei confronti di una storia ricca di quantità umana.
Il secondo premio è andato all’opera “Generazioni” di Maurizio Cacioppo. Tre scatti in cui l’autore ha restituito un sentimento di empatia e in cui lo scorrimento cronologico della “storia” diventa elemento di una possibile continuità degli affetti e dei ricordi.
Più frivolo e leggero il tema immortalato da Lorenzo Sammito nei tre scatti orizzontali di “Telefono magico”, terzo classificato “per aver realizzato – questa la motivazione – un trittico fotografico con una riuscita combinazione grafica e compositiva. Per aver costruito immagini ricche di leggera e fresca ironia. Per aver raccontato una storia divertente con elementi essenziali e per la capacità di riscoprire valore simbolico a un gioco del passato, attraverso una narrazione immediata e subito riconoscibile”.
A decretare i vincitori la giuria presieduta da Denis Curti, direttore del mensile Il Fotografo e direttore artistico della Casa dei Tre Oci di Venezia. Al suo fianco Cinzia Ferrara, presidente di Aiap (associazione italiana design della comunicazione visiva), il fotografo dell’agenzia Reuters Tony Gentile, Renata Ferri, photo editor dei mensili del gruppo RCS e Marco Lentini, responsabile della comunicazione visiva di Moak.
“Rispetto alla scorsa edizione – ha detto Annalisa Spadola – è cresciuto il numero dei partecipanti e molti tra loro erano professionisti del panorama nazionale della fotografia. Ma ciò che rende sempre più di spessore il concorso è il coinvolgimento emotivo che gli autori hanno espresso nelle loro opere, mettendoci quel pizzico di cuore forse inevitabile per chi si esprime attraverso l’arte”.