Massimo Ghini: ecco chi scriverei sul “libro nero”.

L’attore romano e le sue grandi passioni: la recitazione, l’impegno sociale e l’amore per l’Opera.

Esilarante attore teatrale, sin da adolescente ha avuto due grandi passioni: la politica e la recitazione. Sceglie quest’ultima. Inizia la sua carriera sul palcoscenico diretto da grandi nomi, quali Franco Zeffirelli, Giorgio Strehler, Giuseppe Patroni Griffi e Gabriele Lavia. Entra nel grande schermo con “Speed Cross”(1979), di Stelvio Massi. Nel 2003 l’approdo al genere dei cinepanettoni, con con Christian De Sica. Nel 2018 è nel cast di “A casa tutti bene” di Gabriele Muccino, film che vince il Nastro d’argento speciale, Premio Nino Manfredi e il David dello Spettatore. Noi lo abbiamo incontrato al Taobuk di Taormina, dove Moak ha presentato in anteprima il nuovo progetto The Black Book.

Massimo Ghini e Claudia Gerini in “A Casa tutti Bene”

Qual’è il desiderio mai realizzato?

Da anni sogno di fare la regia di un film che ho in testa, ma non mi è stato possibile realizzare questo desiderio prettamente personale. Sapete anche che l’altra mia grande passione è la politica; il mio desiderio sociale, invece, non realizzato è quello di vedere il nostro Paese trovare la quadra sulla grande crisi che sta attraversando.

Se fosse un genere musicale quale sarebbe?

Qualunque genere. Vengo da un grande amore per la musica, ho fatto molte commedie musicali e appartengo anche ad una generazione che è stata abituata molto bene: la musica degli anni ’70 che mi ha accompagnato da ragazzo spaziava dal rock al funk. Dall’altra parte vengo da una famiglia di melomani: mia madre si chiamava Tosca e con mio padre litigavano per chi era con la Callas e chi con la Tebaldi. Ero piccolo, non capivo molto e li prendevo per pazzi. Col tempo ho compreso la grande eredità che mi hanno lasciato: conosco a memoria le arie delle Opere. Poi, crescendo, sono diventato rockettaro e ho suonato in una band.

Qual’è il film della sua vita, quello che rivede sempre con piacere anche più volte?

“Morte a Venezia” di Luchino Visconti. Con questo film ho scoperto la quinta di Mahler e quella musica mi è rimasta talmente addosso, che ogni volta che lo rivedo ho sempre la stessa emozione: non si sa se è la musica che diventa film o il film che diventa musica.

Con chi prenderebbe un caffè?

Oggi con Matteo Salvini. Anche se ci conosciamo (e non condividiamo le stesse idee) vorrei guardarlo negli occhi, a tu per tu davanti a un caffè, mentre risponde a qualche domanda.

 

Massimo Ghini

Chi scriverebbe sul “libro nero”?

Gli ipocriti!