Dietro ogni caffè sorseggiato c’è una storia, fatta di uomini, di viaggi e di immagini, di esperienze ricche di emozioni e di scoperte. E quando è così, secondo noi, le storie vanno raccontate, soprattutto se riguardano il nostro amato caffè. Lo faremo partendo dall’India, luogo di rara bellezza e dove i chicchi di caffè crescono rigogliosi e danno vita alle migliori qualità di Arabica e Robusta. Un viaggio attraverso gli occhi di Giovanni Spadola, fondatore di Caffè Moak, che da sempre ama selezionare personalmente i suoi chicchi, accompagnato questa volta da Adriano Cafiso, Green Coffee Consulant per Caffè Maok. Sarà proprio Adriano ad arrivare per primo nella regione del Kerala e a raccontarci come ci si innamora dell’India e delle sue piantagioni di caffè.
“Tutte le mattine, dalla stazione di Thrivandrum, partono treni che dall’estremo sud percorrono l’intero continente indiano e raggiungono in quasi tre giorni la capitale New Dheli. Trovare posto in treno non è semplice, bisogna prenotare con qualche giorno di anticipo. Sono diretto a Kollam, da lì un autobus mi porterà a ridosso della Riserva Naturale del Peryar, nei Ghati Occidentali, tra piantagioni di the, spezie e caffè. Lungo le valli il panorama è mozzafiato, le piantagioni sono rigogliose e tra gli alberi di legno rosa e i teck intravedo i primi arbusti da cui proviene il famoso caffè di questa regione del Kerala. Niente ti può preparare all’India e nulla in questo posto è avventato. Decido allora di affittare un’abitazione in legno proprio a ridosso della Riserva. La qualità della terra di questi luoghi è eccezionale; mi sorprende che qui le varietà di Arabica e Robusta vengano coltivate insieme e che alcune di queste raggiungano altezze superiori ai sette metri. In India il caffè è un prodotto bevuto e apprezzato, cresce tra il pepe, il cardamomo, la vaniglia e mille altre piante di cui ne assorbe profumi e sapori.
Decido di campionare diverse qualità e riparto, questa volta in direzione Tamil Nadu, per visitare la coltivazione di un caffè speciale di montagna – che dicono avere un retrogusto simile a quello dell’arancia. Vado in moto, con la kavasaki della mia guida, così mi preparo poche cose da portare. Dopo qualche giorno mi raggiunge Giovanni Spadola e ci diamo appuntamento da un nostro amico, Najmudin, che ci farà visitare le sue piantagioni in Karnataka, la più famosa regione dell’India dove si coltiva caffè. Con Najmudin viaggiano altre due persone: un italiano, Lorenzo Gariano, guida alpina e Rodrigo Sanchez, ex diplomatico colombiano. Insieme partiamo da Bangalore e dopo sette ore di viaggio raggiungiamo Maddikeri nella zona di Coorg, una tra le più importanti aree ecologiche del Paese. Il fatto che il caffè cresca in un ambiente naturale così protetto e conservato ci fa ulteriormente convincere della bontà della nostra spedizione in questo luogo remoto. Qui la vita assume un significato speciale, dove ciascuno vale per quello che è e non per ciò che possiede. Siamo ospiti nell’Old Kent Estate di proprietà di Najmudin, che con il figlio Sadat, ha curato il restauro di questa antica dimora inglese adesso a disposizione di pochi fortunati turisti.
Testiamo diverse tipologie di caffè: i naturali, i lavati e i semilavati e ne diamo una nostra valutazione che quasi sempre è più che soddisfacente. Per noi è una fortuna assistere alla bellezza delle piante di caffè in fioritura, il loro odore intenso è così travolgente che a volte viene voglia di dormire tra questa fitta vegetazione. L’ultimo giorno, una famiglia di elefanti si avvicina alla porta per mangiare dall’albero di Jack Fruit di fronte la nostra abitazione; li guardiamo meravigliati e increduli di assistere ad un simile spettacolo. Non ci rimane che preparare la valigia, sistemare i vestiti, le spezie e i campioni di chicchi tostati che porteremo a Modica, dove Giovanni Spadola darà vita a nuove alchimie di caffè”.
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