I giovani architetti guardano alle aziende come modello di professionalità.

Un’opera, un architetto, un’impresa e un luogo gastronomico. Secondo i giovani architetti dell’Associazione “Architettura plug-in” di Siracusa sono queste le risorse che messe insieme illustrano l’identità di un territorio. Un percorso non solo teorico, ma anche fisico che l’associazione aretusea ha voluto tradurre nel progetto “Le città del mondo”, un programma di visite, viaggi e itinerari, che si propone la conoscenza diretta dei luoghi, delle opere e degli architetti. Moak è stata una delle tappe della giornata dedicata alle “architetture iblee”. Dopo aver visitato l’ex Convento di Santa Maria del Gesù a Modica, studenti e neo architetti, guidati dal Professor Fabrizio Foti, presidente di Architettura Plug-in, hanno fatto tappa nel centro direzionale Moak, dove il team di for[me]moak ha spiegato come oggi non è importante spostare le sedi aziendali nelle grandi metropoli, ma conoscere bene le reali esigenze del mercato, avere quante più informazioni possibili dall’esterno e tradurle in progetti che oltre ad essere belli devono anche rispondere ai cambiamenti sociali ed economici e al target a cui si rivolgono. “Quella di inserire Moak – ha spiegato Fabrizio Foti – come tappa nei nostri viaggi è stata una scelta d’eccezione; solitamente visitiamo un’impresa legata all’edilizia. Il modello Moak è un esempio di come si possa creare sinergia tra produzione, ricerca e sviluppo attraverso il lavoro dei creativi e di un’area marketing ben organizzata. La stessa sinergia che deve interessare anche l’architetto, che ormai non progetta solo case o monumenti, ma deve avere un approccio metodologico che riconosca la progettualità in qualsiasi opera”.

Il progetto “Città nel mondo. Visite” ha anche l’obiettivo di svelare il dolce e l’amaro della professione dell’architetto: da un lato il dolce è la vocazione e la passione del progettista di realizzare un’opera. L’amaro è la burocrazia, il dover assistere inermi all’incuria e all’abbandono di opere di interesse storico. Una metafora che Foti associa ai luoghi. Come nel caso di Modica, “dove l’amaro è aver constatato l’abbandono di un’opera rinascimentale come l’ex Convento di Santa Maria del Gesù, destinato a una casa circondariale, mentre il dolce è dato da realtà come Moak, che rappresenta l’esempio di un’impresa che ha saputo fare innovazione, senza rinunciare alla produzione artigianale e al forte legame con il territorio”.

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