Marianna Di Martino, dalla Sicilia a New York.

Il 2013 è stato un anno importante per il cinema italiano, ma anche per la carriera della bella attrice siciliana Marianna Di Martino. A soli ventiquattro anni il suo primo red carpet con il film “La Santa” e adesso anche una parte in The man from U.N.C.L.E, il nuovo film di Guy Ritchie, con Hugh Grant. E dire che Marianna aveva altri progetti per il suo futuro, che non erano certo quelli del mondo dello spettacolo. Gli studi a New York le fanno cambiare idea e adesso sogna il cinema internazionale di Tarantino e Scorsese. Nata e vissuta tra il mare e il vulcano, non nasconde il suo temperamento passionale, che si riflette nei tratti della sua bellezza tutta mediterranea.

A soli ventiquattro anni puoi vantare il set internazionale. Una grande opportunità per aver studiato a New York all’Actor Studio di Anna Strasberg o semplicemente esserti trovata nel posto giusto al momento giusto?

Allo Strasberg’s Institute mi sono innamorata della recitazione e lì ho appreso i primissimi strumenti per potermi esprimere come attrice; ma è anche vero che senza una buona dose di fortuna non sarebbe stato possibile!

Momenti d’oro per il cinema italiano, grazie all’Oscar vinto da Sorrentino. Se dovessi scegliere tra la carriera in Italia o in America il tuo cuore dove ti porterebbe?

Considerato che proprio oltreoceano ho iniziato a studiare, direi che questa decisione l’ho già presa a suo tempo, tornando in Italia. Sentivo il bisogno di vivere e costruire il mio sogno partendo da casa, per potermi proiettare in qualsiasi altra direzione. Ora sogno ad occhi aperti di poter tornare, un giorno, dove mi sono innamorata della recitazione.

E la Sicilia che posto occupa?

La Sicilia è il posto del cuore, il nido in cui torno ogni volta che posso, un po’ il mio “carica batteria naturale”. Nascere tra un vulcano ed il mare, crescere correndo sulla pietra lavica e la sabbia, tra il profumo di gelsomino e zagara, ti lascia un marchio indelebile, unico, sulla pelle.

La passione per il mondo del teatro e dello spettacolo è nel tuo dna. Quanto ha inciso nella scelta di intraprendere questa carriera?

Per nulla in realtà. Mia madre mi ha sempre sostenuta nelle mie scelte, libere dai condizionamenti. Fino ai 19 anni ero certa che non avrei fatto l’attrice, proprio per distaccarmi dall’identità dei miei genitori; poi allo Strasberg’s Institute di New York sono stata folgorata e da quel momento ho cambiato tutta la mia vita per recitare. Una scelta condivisa anche da mia madre, mio grande punto di riferimento, che mi sostiene profondamente.

Hai anche calcato le passerelle internazionali di Fendi e Armani. Quanto conta la bellezza per avere successo?

La bellezza fisica è una delle cose più effimere della vita; la bellezza vera risiede nell’anima delle persone e affiora agli occhi quando sorridono e questa differenza conta molto nella recitazione. Gli occhi parlano, la bellezza no. Il successo, poi, è un’altra cosa; si costruisce con il tempo e con il lavoro, senza smettere mai di studiare. Matthew McCauneghy ricevendo l’Oscar ha detto una cosa che mi ha colpito tantissimo “da bambino il mio eroe ero io tra 10 anni, ma 10 anni dopo non ero ancora il mio eroe, così ho rimandato di altri 10 anni e così per tutta la vita, spinto ad essere sempre il meglio di me”.

Nel tuo cassetto dei sogni chi è il regista con cui vorresti lavorare?

Impazzirei a lavorare con Tarantino. Credo plasmi i suoi attori in personaggi dalle sfumature geniali, percorrendo una linea sottile tra genio e follia. Trasformarsi psicologicamente così tanto è esaltante per un attore. Podio d’onore anche a Scorsese (non credo ci sia bisogno di dire perchè). Completano la lista Steave McQueen e Spike Jonze per la sensibilità, la delicatezza, le sfumature ed i dettagli dei personaggi che dipingono. Anche nei miei sogni, però, stento a sperare tanto (sorride)

È un cassetto pieno di sogni che ti auguriamo di realizzare. E adesso Marianna e il caffè.

Lungo con latte freddo, se ho il tempo per la mia colazione preferita (uova, bacon e formaggio) o espresso al bar, quasi sempre di corsa.

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